La pensée dix-huit // CALL FOR PAPERS

Economia, soggettivazione e rivoluzione nell’era del capitalismo digitale

Commemoriamo il Maggio 68 perché il vero risultato, il vero eroe del Maggio 68, è il capitalismo liberale senza restrizioni.
Alain Badiou, L’hypothèse communiste[i]

 

La tesi di Marx sulla caduta tendenziale del saggio di profitto spiega come gli sviluppi tecnologici e la crescente automatizzazione abbiano sempre effetti di senso contrario, dal momento che riducono il tasso apportato a una merce grazie al lavoro, che di per sé aumenta di valore nel corso del processo di produzione. In condizioni di concorrenza, ciò apporta pressioni deflazionistiche sui prezzi, il ché dà luogo alla natura ciclica delle crisi capitaliste e alla necessità di riorganizzare regolarmente tanto le relazioni di produzione quanto la società nel suo complesso (la “distruzione creativa” di Schumpeter). Oggi, le pressioni deflazionarie sull’economia derivate dalla riduzione della domanda reale, resa endemica dalla soppressione neoliberale del salario, si combina con la caduta del saggio di profitto tipico dell’epoca digitale, dove il costo di riproduzione di una merce digitale cade esponenzialmente fino a zero, mentre l’estrazione di rendita e la monopolizzazione divengono i mezzi primari attraverso i quali le corporazioni possono generare valore. L’accumulazione di capitale sembra oggi essere vicina a una impasse e, per alcuni aspetti, alla fine del capitalismo per come lo conosciamo (Mason, 2015; Srnicek e Williams, 2015)[ii]. In ogni caso, se per altri il lavoro algoritmico che genera valore deflazionistico utilizzando gli utenti umani come materia prima cela una dimensione governamentale (Rouvroy, 2016)[iii], in che modo tutto ciò complica ulteriormente la nozione di era “post-capitalista”?

Se dopo Foucault non si possono più distinguere le crisi del capitalismo dalle crisi di governamentalità, così come Dardot e Laval (2016)[iv]hanno recentemente riaffermato, come dovremmo allora articolare tali assi analitici per dare un senso alla congiuntura presente? Sembrerebbe qui essere necessaria una comprensione della co-articolazione interdipendente tra accumulazione di capitale e modi di soggettivazione del capitalismo contemporaneo, in quanto mediati dalle nuove tecnologie digitali e algoritmiche che oltrepassano la distinzione produzione/consumo (Terranova, 2004; Virno, 2007)[v], e tra produzione/consumo da una parte e soggettivazione dall’altra – così come anticipato da Deleuze e Guattari già nel 1972[vi]. Di conseguenza, quali nuove forme di soggettività sarebbero strategiche per il passaggio da una economia dell’informazione a una genuina economa di condivisione (cfr. Mason, 2015)? Quale sarebbe in questo caso il ruolo, ad esempio, dei programmi di reddito di base incondizionato, che servono precisamente a separare il lavoro dai salari?

Inoltre, ci sembra che la co-articolazione di accumulazione di capitale e processi di soggettivazione sia divenuta inseparabile dalla categoria di evento. Insita nella definizione foucaultiana di dispositivoo apparato di potere/sapere/soggettivazione, la nozione di evento può essere intesa come un’inversione delle relazioni di forza dominanti in un dato campo sociale[vii]. Si può sostenere che il neoliberalismo, in quanto implica sia una nuova modalità di soggettivazione, sia nuovi mix tecnologici, sociali, industriali e finanziari, è stato reso economicamente possibile, almeno in parte, dall’evento della prima crisi petrolifera, così come preparato governamentalmente dalle insurrezioni globali del 1968 – un evento del quale proprio quest’anno si celebra il cinquantesimo anniversario. Quantunque queste sollevazioni abbiano giustamente cercato di sfidare il potere statale, il dominio militare ed economico degli Stati Uniti, i livelli insoddisfacenti di riconoscimento istituzionale per le minoranze sociali, o in breve, il controllo istituzionale dell’economia e della soggettività, si può in ogni caso arrivare a sostenere che il loro effetto più significativo, sebbene non intenzionale, sia stato piuttosto un’intensificazione del capitalismo.

Mentre i nuovi movimenti sociali e le politiche d’identità hanno lodevolmente prosperato sulla scia del ’68, la sinistra non è ancora riuscita a reintegrare con successo questi filoni disparati in una forma di collettivismo che sia in grado di resistere all’attacco del neoliberalismo post-’68 al lavoro. Sembra che siano piuttosto i network del capitalismo digitale a prendere, o ad avere il potenziale per assumere, questo ruolo (così come si vede ad esempio nella mutazione del #MeToo in #PayMeToo). Questo posiziona le reti digitali come il luogo attuale sia della sussunzione reale della società da parte del capitale, che di una potenziale resistenza ad esso – in altre parole, come il nuovo “sito” degli eventi.

Tutto ciò conduce alla seguente domanda: se la relazione produzione/consumo e la soggettivazione dipendono sia dall’economia che dagli apparati governamentali parzialmente extra-economici – una distinzione che di fatto esiste solo in forma astratta – come può il concetto di “macchina da guerra”, così come proposto da Deleuze e Guattari, problematizzare la stessa nozione che questi due assi stanno in fondo co-ordinando, data l’esteriorità della macchina da guerra rispetto all’apparato statale e la sua associazione, almeno secondo i due autori, con il capitalismo neoliberale, detto anche totalitario?[viii]Tale questione è oggi particolarmente pertinente, in particolare se si considerano scandali come quello di Cambridge Analytica, dato che quest’ultima azienda sembra essere stata il perno dei risultati prodotti sia dalle elezioni presidenziali statounitensi del 2016, sia del referendum britannico relativo alla Brexit. Anziché considerare questi due eventi soltanto nei termini di un attacco populista al neoliberalismo, il ruolo apparentemente decisivo di Cambridge Analiticae dei suoi algoritmi di marketing politico in entrambi i casi dovrebbe semmai suggerirci l’opposto – ossia, che questi risultati sono stati architettati da una macchina da guerra neoliberale digitale, espressione decisamente totalitaria, e comunque in tensione, sia dal punto di vista economico che da quello governamentale, con l’apparato di Stato.

Se il 1968 ha funzionato in larga parte come una rivoluzione anti-capitalista – i cui effetti hanno superato qualsiasi obiettivo intenzionale – possiamo dire che le rivoluzioni odierne hanno invece molte più possibilità di essere progettate dal capitale stesso (e questo anche se continuano ad essere alimentate dall’evento inaugurale del neoliberalismo)? Duecento anni dopo la nascita di Karl Marx, siamo davvero più vicini alla realizzazione di un oltreil capitalismo? E gli sviluppi nella tecnologia dell’informazione, potrebbero non solo reiterare, ma anche consentire una contro-attualizzazione e una riapertura del campo di possibilità dell’evento del ’68? Infine, quale ruolo dovrebbe essere attribuito all’agencyindividuale e collettiva, considerando il nesso tra tecnologia dell’informazione ed eventi post-’68?

 

Tra i possibili temi:

  • Articolazione tra capitale ed evento nella filosofia contemporanea (Foucault, Deleuze e Guattari, Badiou, Hallward, Žižek, etc.), e il ruolo dell’agency soggettiva in questa articolazione; come fedeltà all’evento (Badiou), come “volontà del popolo” (Hallward), come concatenamento collettivo (Deleuze e Guattari); modi rivoluzionari e regressivi dell’agency individuale e collettiva come medium per eventi di iscrizione o espressione sociale;
  • Marxismo e intersezionalità; marxismo e biopolitiche/necropoliche; marxismo e governamentalità; contro-storie del capitalismo; marxismo non-dialettico;
  • Capitalismo digitale come (ir)razionalizzazione (Scuola di Francoforte), delirio (Deleuze/Guattari), e/o stupidità (Stiegler); capitalismo digitale e governamentalità/soggettivazione; capitalismo digitale e bio/necropolitiche; capitalismo digitale e rivoluzione/capitalismo digitale e contro-rivoluzione; capitalismo digitale e crisi capitalistica;
  • Post-capitalismo e Bitcoin/criptovalute; post-capitalismo e soggettività individuale o collettiva; post-capitalismo ed economia digitale; “comunismo di lusso” e automatizzazione totale;
  • Propaganda digitale; strategie di marketing politico; macchina da guerra digitale; guerra cibernetica [cyberwarfare] promossa dallo Stato, guerre digitali e soggettività.

 

Gli articoli completi, di lunghezza compresa tra i 20.000 e i 50.000 caratteri (spazi inclusi), corredati di abstract (massimo 1500 battute) e keywords in inglese, devono essere inviati a redazione@ladeleuziana.org entro il 15 settembre 2018.

Il primo risultato della double blind reviewsarà reso noto a partire dal 15 ottobre 2018.

I testi rivisti dovranno pervenire entro il 15 novembre 2018.

Pubblicazione online: dicembre 2018.

 

Si accettano articoli in: Francese, Italiano, Spagnolo, Inglese

 

Si prega di prendere visione delle nostre norme di pubblicazione e politiche di valutazione.

 

Articoli confermati:

Chiara Bottici, ‘Anarcha-feminisme et l’ontologie du transindividuel’

Christian Laval, ‘Mai 68 a-t-il préparé le triomphe du néolibéralisme?’

Patrice Maniglier, ‘May 68 in Theory’

 

[i]Badiou, A., L’hypothèse communiste (2009, Lignes: Paris), p. 39.

[ii]Mason, P., Post-Capitalism: A Guide to our Future(2015, Allen Lane: London); Srnicek, N. e A. Williams, Inventing the Future: Postcapitalism and a World Without Work(2015, Verso: London).

[iii]Rouvroy, A., ‘La governamentalità algoritmica: radicalizzazione e strategia immunitaria del capitalismo e del neoliberalismo?’, La Deleuziana, 3, 2016, pp. 30-36.

[iv]Dardot, P. e C. Laval, The New Way of the World: On Neoliberal Society(2016, Verso: London).

[v]Terranova, T., Network Culture: Politics for the Information Age(2004, Pluto Press: London); Virno, P., ‘General Intellect’, in Historical Materialism, 15 (3), 2007, pp. 3-8.

[vi]Deleuze, G., e F. Guattari, L’anti-Edipo. Capitalismo e schizofrenia(2002 [1972], Einaudi: Torino).

[vii]Foucault, M., ‘Nietzsche, la genealogia, la storia’, in Microfisica del potere(1997, Einaudi: Torino); Agamben, G., ‘Che cos’è un dispositivo?’ (2006, Nottetempo: Roma).

[viii]Deleuze, G., e F. Guattari, Mille piani. Capitalismo e Schizofrenia (2017 [1980], Orthotes: Napoli-Salerno).